Sai cosa significa MOVIDA ?

MOVIDA è una parola spagnola entrata ormai a far parte della lingua italiana fin dagli Anni ’90. Indica una situazione animata, vivace ed anche un po’ caotica. Quando sentiamo “movida” pensiamo subito a folle di ragazzi che si radunano nelle piazze, passando le serate in compagnia a bere e divertirsi. E’ una parola che evoca divertimento e piacere. In questi mesi di emergenza Covid ne abbiamo molto sentito parlare in relazione ai decreti governativi, in particolare modo a quelli “anti-movida” che cercano di arginare il movimento di persone e gli assembramenti per le strade.

Non tutti però, come spesso accade per i termini stranieri, conoscono il significato e l’origine di questa espressione.

La Movida Madrilena è un movimento socioculturale nato in Spagna alla fine degli Anni ’70 e durato diversi anni. Definirne la durata esatta è difficile, ma si stima che il suo apice sia stato tra il 1977 ed il 1985.

Prima di entrare in quello che era la Movida Madrileña, qual era il suo scopo e quali i suoi rappresentanti, bisogna dare un’occhiata più da vicino a ciò che è accaduto prima.

La dittatura del generale Francisco Franco, durata fino al 1975, aveva reso la Spagna un Paese molto chiuso. Restrizione della libertà, censura e soppressione di ogni manifestazione di opposizione alle autorità erano all’ordine del giorno. L’uso del catalano e del basco era punibile con la reclusione. Lo stesso valeva per l’uso di bandiere ed altri simboli riferiti all’autonomia delle singole regioni.

 

La nascita della Movida

Questo è solo un abbozzo molto approssimativo di ciò che è accaduto in Spagna nel XX secolo. Tuttavia dà un’idea della portata del problema principale, cioè la mancanza di libertà ampiamente intesa, che si rifletteva praticamente nella vita di ogni cittadino. La morte del generale Franco nel 1975 è stata un punto di svolta nella storia della Spagna e tutto ciò che è seguito può essere riassunto in una parola : rinnovamento . Il movimento che proponeva di rinnovare il Paese si sviluppò a Madrid: ecco perché il nome di Movida Madrileñama presto si diffuse anche in altre grandi città come Barcellona, Vigo, Siviglia, Bilbao e molte altre. La Movida non è mai stata sistematizzata, non aveva una struttura organizzativa, nessun piano d’azione né alcuna autorità che definisse ulteriori direzioni di sviluppo. La Movida doveva le sue attività agli artisti che rappresentavano vari campi dell’arte: dal cinema (ad esempio, Pedro Almodóvar, Iván Zulueta), attraverso la musica (ad esempio, Mecano, Alaska y Pegamoides, Tino Casal), la fotografia (ad esempio, Alberto García-Alix), alla letteratura (ad esempio, Gregorio Morales, Javier Barquín, Luis Antonio de Villena)

La Movida Madrileña aveva un obiettivo: utilizzare tutte le risorse della libertà artistica per rinnovare la cultura e le usanze spagnole. Era un tempo in cui i tabù venivano volentieri accolti dagli artisti e la rivoluzione sessuale e le sottoculture punk erano all’ordine del giorno. Cominciarono a nascere locali notturni in molte cantine ed edifici abbandonati. Non sono mai mancati alcool e droghe e tra i frequentatori c’erano sia adulti che adolescenti.

 

La fine del movimento

Così come è difficile individuare l’inizio della Movida, è altrettanto arduo individuarne la fine. Si presume che il movimento sia andato consumandosi dall’anno 1985. Ciò che ha iniziato a testimoniare la fine delle idee seguite dalla Movida Madrileña è stata la crescente commercializzazione. I principali rappresentanti del movimento hanno sviluppato la loro carriera orientandosi maggiormente verso le altre tendenze europee già affermante.

 

Da un punto di vista culturale, si può anche dire che questo è stato il momento in cui tutti i tabù sono stati infranti, è stato detto tutto ciò che non si poteva dire prima e sono state gettate le basi della libertà creativa per le generazioni future. Si è perso insomma il processo creativo ed è rimasta solo la manifestazione più semplice di quella che era la ribellione, come il consumo di droga ed alcool, quella che viene descritta come la cultura del botellón.

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