Per una curiosa combinazione lo scorso 13 maggio si sono chiusi sia la Feria Internacional del Libro di Buenos Aires che il Salone del Libro di Torino. Ovviamente questa non è la sola circostanza che lega le due prestigiose manifestazioni. Infatti quest’anno a Torino ospite del Salone era la lingua spagnola.
Dunque i quasi 150.000 visitatori del SalTO 2019 hanno avuto la possibilità di incontrare, nello spazio della Plaza de los Lectores all’Oval ed in altre aree del Lingotto, numerosi autori spagnoli e latinoamericani, sia già molto affermati a livello mondiale che giovani e meno giovani esordienti di grande e riconosciuto talento. Tra i tanti ci piace citare dapprima Edurne Portela,
giovane ricercatrice, insegnante universitaria di origini basche che si occupa da sempre del tema della violenza politica e che esordisce nella narrativa con il romanzo “Meglio l’assenza”, in cui narra la storia crudele e perturbante di una bambina che diventa donna in una Spagna attraversata dalla violenza.
Quindi Elvira Navarro, una delle voci più nuove ed originali della letteratura spagnola, autrice dell’opera “La lavoratrice”, un romanzo sulla precarietà del lavoro e dell’esistenza, associata alla malattia mentale.
Poi Maria José Ferrada, autrice di “Kramp”, il romanzo con cui la scrittrice cilena si è aggiudicata i più importanti riconoscimenti letterari del suo Paese. Sullo sfondo buio e tormentato di un Cile oppresso dalla dittatura, splende contrastante lo sguardo poetico e fantasioso di M., la giovane ed indimenticabile protagonista di questo romanzo.
Tra i più apprezzati scrittori argentini citiamo Alan Pauls, che al Salone ha presentato il suo lavoro intitolato “Trance. Autobiografia di un lettore”, nel quale afferma che la strada maestra per diventare un grande scrittore è quella di essere innanzi tutto un grande lettore, ripercorrendo la storia di una passione compulsiva, ostinata e smisurata per la lettura.
Uno degli incontri più attesi dal pubblico è stato quello con uno dei massimi rappresentanti della grande letteratura spagnola contemporanea, José Muñoz Molina, che ha presentato il suo romanzo “Il vento della luna”. 1969: l’uomo sta per posare il piede sul suolo lunare ed un tredicenne assiste emozionato al viaggio dell’Apollo 11. Nella Spagna franchista sospesa tra spinta alla modernità ed oppressione, il giovane coltiva un sogno di libertà che solo la mente di un ragazzo può concepire.
Oltre alla presentazione di nuove opere, gli autori di lingua spagnola sono stati anche impegnati in vari dibattiti tra i quali spicca quello dal provocatorio titolo “La letteratura latinoamericana non esiste”, a cui hanno partecipato Emiliano Monge, Alan Pauls, Claudia Piñeiro, Luis Sepúlveda e Juan Villoro. Essi hanno espresso opinioni diverse ed argomentate su un tema sempre aperto: tra il Rio Bravo e Capo Horn esistono 21 nazioni, si parlano decine di lingue, oltre lo spagnolo ed il portoghese, vi operano scrittori cosmopoliti. Dunque è davvero possibile parlare di “letteratura latinoamericana” al di là della retorica del “realismo magico” ?