Flores il quartiere di Papa Francesco

Quando l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Bergoglio fu eletto Papa, i cronisti si affannarono alla ricerca di elementi e connotazioni biografiche che potessero attrarre lettori e spettatori. Dopo aver esaurito argomenti come le sue preferenze personali, il mate ed il calcio (elementi tipici della quotidianità di quasi tutti gli argentini), indagarono sulle sue origini scoprendo il quartiere di Flores. Così venne alla luce l’esistenza di questo quartiere, che per gli abitanti di Buenos Aires non presenta alcuna attrazione particolare poiché qui non vi sono centri di interesse turistico né scenari di racconti emozionanti come quelli che si ambientano a Palermo o La Boca. Non trovando molto di più che potesse attrarre il pubblico cui erano rivolte le pubblicazioni o le trasmissioni, si concentrarono su una zona di questo quartiere: la più povera
economicamente. Disagio e povertà hanno sempre rappresentato lo scenario perfetto del passato di qualunque personaggio giunto un giorno sotto i riflettori, e se questi fosse poi un ecclesiastico diventato famoso, cosa si poteva chiedere di più?
Il Bajo Flores divenne dunque un ulteriore elemento di ciò che Enzo Bianchi ha definito come la “papadolatria” e, a causa degli interventi di “opinionisti e di esperti di ogni calibro”, su questo frammento ad ovest della città si formò un’idea confusa. Vi è poi un’altra versione, quella che dall’interno muove verso l’esterno, e che risponde alle domande citando la storia, l’immigrazione, la religione, l’architettura, l’educazione… perché queste permettono la comprensione di ogni luogo del mondo. Tuttavia, parlare di un quartiere di una città diventa un’avventura sconcertante, specialmente se il quartiere appartiene ad una grande città come Buenos Aires, una metropoli nella quale vive
la maggior parte degli abitanti dell’Argentina, popolata da gente proveniente dai luoghi più remoti della Terra e pertanto scenario di avvenimenti di ogni sorta: tensioni politiche, scontri violenti, avventure economiche; una città che, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, era diventata la Parigi dell’America del Sud e che attualmente, come qualunque altra città moderna, si presenta come un conglomerato assurdo in cui le nuove costruzioni impediscono di vederne il passato. Il quartiere di Flores originariamente fu un’area destinata all’agricoltura e all’allevamento a servizio della città. La sua distanza dal centro, l’ampiezza del suo territorio, forse contribuirono a che il popolamento crescesse “in sordina”. Siccome la mia professione consiste nella trasmissione di una lingua e di una cultura, ho creduto opportuno concertare conoscenze differenti relazionandole alle esperienze quotidiane per confutare false credenze e per cercare di dare una spiegazione sul come, forse, la famiglia Bergoglio si radicasse proprio a Flores senza volerlo o, per lo meno, spinta da alcuni fattori che ne influenzarono la scelta.
Questo lavoro non è una guida turistica o una carrellata di ricordi emozionanti o tragicomici: è il racconto di un quartiere che crebbe negli anni fra l’immigrazione collettiva ed il sorgere di una nuova società ove l’apporto di culture differenti e di sistemi politici e religiosi si sono fusi per dare vita ad un ambiente multietnico.
È una narrazione del contesto economico, sociale e politico nel quale Padre Bergoglio, toccato dalla grazia della vocazione, ha germogliato il suo sentimento ecumenico e – grazie alla sua carismatica personalità – ha plasmato uno stile comunicativo e di diffusione della Parola evangelica che ha raggiunto il cuore di miliardi di persone al di là delle differenze etniche, confessionali e culturali.
Il Barrio de Flores è il quartiere di Buenos Aires in cui è nato Jorge Mario Bergoglio e dove ha trascorso la propria vita prima di diventare papa Francesco. È la storia di un borgo tumultuosamente cresciuto negli anni in cui si è consumata l’urbanizzazione della capitale argentina, tra immigrazioni collettive e l’emergere di una nuova società, dove i contributi apportati da diverse culture, sistemi politici e religioni si sono fusi dando vita ad un ambiente multietnico la cui effervescente vitalità si è riverberata per oltre un secolo su tutta la storia dell’Argentina. È la narrazione del contesto economico, sociale e politico in cui padre Bergoglio, toccato dalla grazia della vocazione,
ha germogliato il suo sentimento ecumenico e – grazie alla sua carismatica personalità – ha plasmato uno stile comunicazionale e di diffusione della Parola evangelica che ha ha raggiunto i cuori di miliardi di persone, al di là di ogni differenza etnica, confessionale e culturale.

Un libro per mostrare come in quel quartiere un ecumenismo
di base fosse già ben presente quando l’ecumenismo ufficiale
muoveva i primi passi.

luca maria negro
Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia

Il libro è una guida essenziale volta alla scoperta del quartiere
del Papa Francesco e della attività ecumenica in esso svolta.

delmo rostan
Moderatore della Chiesa Valdese del Rio de la Plata (1967-1974 e 1997-2000)

Graziella Frola, di nonno piemontese e di confessione valde-
se, nata nell’Hospital Israelita di Flores, il suo quartiere, ap-
partiene forse all’ultima fortunata generazione che a scuola ha
imparato in aula ad essere argentina e in cortile, durante la
ricreazione, ad essere cittadina del mondo.

chiara vangelista
Università di Genova

 

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